colle-cesarano-giornata-disabilita-2018

Inclusione sociale, lavorativa e familiare per le persone con disabilità mentale. E’ l’appello che lancia Colle Cesarano, in occasione della Giornata Internazionale delle persone disabili che si celebra il 3 dicembre di ogni anno.
La lotta allo stigma e la riabilitazione sociale sono obiettivi che quotidianamente si pone la nostra equipe sanitaria.“Se si parla di inclusione (per un individuo affetto da patologie psichiatriche) vanno considerati più livelli – interviene Valentina Camaiani, tecnico di riabilitazione psichiatrica di Colle Cesarano – Possiamo parlare per esempio di inclusione lavorativa. Ad oggi, la percentuale di persone con disabilità  potenzialmente  in grado di lavorare, ma di fatto esclusa dal mondo del lavoro, è rimasta elevatissima spiega – le modalità di intervento per favorire l’inserimento lavorativo dei disabili psichici possono essere distinte in due modalità d’approccio: la prima che vede il disabile come un “paziente” che ha bisogno di essere “protetto”, con una preparazione lenta e graduale, un inserimento in contesti agevolati (ad esempio nelle cooperative sociali) per arrivare eventualmente a una successiva transizione nel mercato competitivo – spiega l’esperta – La seconda modalità di intervento guarda al disabile come “lavoratore”: da qui l’idea della ricerca quasi immediata di occasioni lavorative nel mercato del lavoro competitivo, con l’affiancamento di un job coach per supportare il lavoratore e il datore di lavoro, (approccio noto come Supported Employment). Riveste poi particolare importanza il Collocamento Mirato ossia l’insieme degli strumenti che permettono di valutare adeguatamente le persone con disabilità nelle loro capacità lavorative e di inserirle nel posto adatto, attraverso analisi di posti di lavoro, forme di sostegno, azioni positive e soluzioni dei problemi connessi con gli ambienti, gli strumenti e le relazioni interpersonali sui luoghi di lavoro e di relazione come previsto dalla legge n. 68 del 1999, Norme per il diritto al lavoro dei disabili” conclude  la dottoressa Camaiani.
“Per quanto riguarda l’inclusione sociale, invece, lo scopo prioritario delle azioni da intraprendere è la rigenerazione dei legami tra il cittadino e la persona affetta da disabilità, il quartiere, le realtà associative, o anche lo stesso condominio, i commercianti del quartiere, e tutto ciò che ai nostri occhi risulta così normale da essere quasi trasparente – spiega Marianna Dosa, tecnico di riabilitazione psichiatrica di Colle Cesarano – Ma la cosa più importante, è la possibilità, attraverso un semplice percorso, di permettere al cittadino con disabilità di esercitare un ruolo sociale e di viverlo appieno in tutte le sue sfumature. Oggi stiamo assistendo ad un cambiamento della visione da parte del cittadino nei confronti del paziente psichiatrico, diversa da quella finora abituati a vedere: finalmente il paziente sperimenta la novità di essere riconosciuto in strada o al bar, in chiesa, non solo per le proprie difficoltà ma soprattutto per il suo contributo sociale  realmente unico ed inimitabile- precisa l’esperta.
Sempre per quanto riguarda l’inclusione si può parlare, infine, di inclusione familiare, ovvero di  interventi volti alle famiglie di soggetti con disabilità mentale, per favorire un ri/avvicinamento del soggetto affetto da disabilità; particolare importanza riveste la psicoeducazione familiare, che mira ad interventi specifici su ogni componente della famiglia, con lo scopo di ridurre ed aiutare la famiglia a gestire il carico emotivo legato al familiare malato: un fratello, un genitore, il vicino di casa, devono rimanere tali, non devono diventare l’Infermiere, lo Psicologo o Psichiatra agli occhi del malato. Inoltre la conoscenza e l’informazione riguardante il disturbo del soggetto e i possibili trattamenti da parte dei familiari, favoriscono un approccio al problema che sia di aiuto e non ilsubire la malattia”. Conclude la dottoressa Dosa.

“Forse un giorno, tutti noi riusciremo a guardare il malato come una persona che ha bisogno di aiuto e cure e non come una persona strana e pericolosa – concludono  le due esperte di Colle Cesarano – Ci auspichiamo che le Strutture Psichiatriche vengano considerate come delleistituzioni nella mente, come  oggetti culturali in grado di riprodursi in forme nuove nelle pratiche, negli spazi, negli atteggiamenti con cui ancora oggi la collettività tende a difendersi dalle ansie sociali suscitate dalla follia.”